“Digital Product Passport – Upgrade per aziende consapevoli”: il Workshop firmato BOSAZ | Studio Legale

Ieri 30 novembre si è tenuto il Workshop “DIGITAL PRODUCT PASSPORT – Upgrade per aziende consapevoli”, firmato BOSAZ | Studio Legale, su un tema a cui lo Studio presta molto studio, ricerca e attenzione.

Dal nostro dialogo costante anche con grandi aziende di moda e di tutta la filiera è emerso come ci sia molta curosità ed interesse, ma anche timore su come portare avanti progetti di digitalizzazione impattanti come quello del Passaporto Digitale dei Prodotti (DPP), che è uno degli obiettivi della strategia europea in tema si sostenibilità, economia circolare e traparenza per l’acquisto consapevole dei consumatori.

 

Ringraziamo in primis, tutto il panel dei speakers di alto livello, che con grande entusiasmo ha accolto il nostro invito.

In particolare, in ordine di intervento al workshop, sono la Dott.ssa Alma di Casola di Altea GHmA, il Dott. Gennaro Palumbo con il Prof. Christof Von Der Seipen di ALTEA Lex , referente nei rapporti con le istituzioni i rapporti commerciali italo-tedeschi, fornendo consulenza e assistenza ad imprese nazionali ed internazionali dei più diversi settori per le loro attività.

L’ing. Alberto Proverbio, Senior Expert di TESISQUARE SPA partner tecnologico, che da oltre 28 anni, aiuta le aziende a costruire ecosistemi digitali di supply chain, consentendo ai clienti di massimizzare le loro prestazioni attraverso reti commerciali estese.

e gli ospiti della tavola rotanda moderata magistralmente dal Prof Rinaldo Rinaldi, associato di ingegneria all’Università di Firenze e Direttore scientifico dell’e-P Summit e del laboratorio Digit for Fashion, che ha condotto gli ospiti Maria Fernanda Hernadez Franco Head of Sustainability di LUISAVIAROMA e Mauro Sampellegrini, Research and Innovation Manager SMI, Sistema Moda Italia.

 

Quello che è emerso è stato davvero un approfondimento e un dialogo tra gli attori di questo cambiamento, ma che ormai siamo su una strada di non ritorno, potendo solo anticipare e comprendere le logiche di miglioramento in attesa della effettiva approvazione del Regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio del 30 marzo del 2022  sulla progettazione ecocompatibile dei prodotti sostenibili, per ridurre l’impatto ambientale negativo dei prodotti durante il ciclo di vita e migliorare il funzionamento del mercato interno, (obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri -Art. 71 ).

 

La strategia dell’UE per i tessili sostenibili e circolari e il nuovo regolamento sulla progettazione ecocompatibile dei prodotti sostenibili (ESPR) si concentra su due categorie di requisiti, è infatti inserita in un contesto di modifiche di ampio respiro al fine di armonizzare tutte le sfaccettate normative di settore dei singoli stati e aggiornare quelle già in vigore a livello europeo.

Per questo è necessario guardare anche alla nuova proposta di direttica c.d. “Supply Chain Act”, ovvero la direttiva sulla Due diligence della catena di fornitura che prende spunto dalla legge tedesca già in vigore la LKSG e che certamente andrà ad inasprire, alla Direttiva CSRD, “Corporate Sustainability Reporting Directive”: ai sensi di questa direttiva le aziende devono comunicare le informazioni in materia sociale e ambientale all’UE ed è rivolta ad un ampio gruppo di grandi aziende, così come alle PMI.

Per adempiere alla direttiva le aziende saranno tenute a redigere un bilancio di c.d. sostenibilità, oltre a quello sociale, relativo al rispetto dei diritti umani, del lavoro, ecc.

 

 

Il nostro lavoro al workshop ha portato in evidenza che si tratta di un investimento a lungo termine nelle logiche di una azienda proprio come immaginato dall’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite ed il Green Deal europeo al fine di:

  • migliorare la tracciabilità e la trasparenza dei prodotti;
  • incontrare le nuove richieste di consumatori e clienti;
  • creare e migliorare l’identità sociale e la reputazione dell’impresa;
  • diminuire gli sprechi, salvaguardando il pianeta e risparmiando costi e materie prime;
  • ottenere vantaggi fiscali e burocratici.

Si è poi riflettuto su come una azienda possa sfuttare la creazione e gli investimenti sul DPP (Digital Product Passport) per migliorare i propri parametri ESG e il proprio rating rendendosi appetibile anche per finanziamenti green e ampliare la propria stragegia di comunicazione contro il Greenwashing.

 

 

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